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BERBERINA – ULTERIORI CONFERME

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ANCORA LA BERBERINA: ULTERIORI CONFERME

di VLADIMIRO COLOMBI

Se da un lato assistiamo ad un continuo ripetersi di protocolli standardizzati in determinate patologie, dall’ altro assistiamo ad un proliferare continuo di dati e pubblicazioni che sembrano confermare come le sostanze naturali non solo siano molto meno pericolose di taluni farmaci, ma vediamo anche come spesso alcuni principi attivi estratti da piante siano in grado di orientare il nostro corpo verso un equilibrio naturale ritardando e, spesso anche evitando, potenziali rischi di malattie. E’ il caso delle berberina, che recentemente ha confermato un’azione sinergica con il cardo mariano nel migliorare il profilo lipidico, ridurre la steatosi epatica e soprattutto ridurre la resistenza insulinica. Con due naturali e sicuri estratti vegetali in pratica possiamo intervenire in tre direzioni contemporaneamente senza pericoli. Lo studio, tutto italiano, effettuato presso l’Università degli studi di Pavia è stato effettuato da una equipe di ricercatori (Derosa G , Bonaventura A , Bianchi L , Romano D , D’Angelo A , Fogari E , Maffioli P) che hanno dimostrato l’azione sinergica di queste due piante.  

ALIMENTAZIONE – SALE E PRESSIONE ARTERIOSA

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ALIMENTAZIONE – CONSUMO DI SALE E PRESSIONE ARTERIOSA

il consumo giornaliero raccomandato di sale in soggetti normotesi dovrebbe essere inferiore a 2300 mg/die. In realtà la popolazione normale ne consuma circa 3400 mg/die. Una dieta iposodica ( a basso contenuto di sale) nell’ordine dei 1500 mg/die condotta per 30 gg. genera , mediamente , un abbassamento della pressione arteriosa sistolica di che va da 3 a 7 mmHg a seconda degli studi. Ovviamente non vengono presi in considerazioni pazienti ipertesi in trattamento farmacologico. Non sono disponibili studi di ampie dimensioni che dimostrino che una riduzione del consumo di sale riduca il rischio di infarto al miocardio. Nel corso degli anni si sono realizzati vari studi con correlazione fra consumo di sale ed eventi cardiovascolari che hanno dato risultati differenti in percentuale ma anche in indicazione. Ricordiamo che un rene normalmente funzionante si adatta a considerevoli apporti di sale mantenendo una pressione arteriosa costante. Non abbiamo però una risposta uniforme in tutti gli individui. Alcuni non mostrano alcun effetto sulla pressione arteriosa sistolica mentre altri sono maggiormente condizionati dall’assunzione di sodio.

CONCLUSIONI:

Dall’analisi dei vari studi disponibili possiamo dire che la riduzione del consumo di sale può ridurre la pressione arteriosa sistolica sia in pazienti normotesi che in quelli ipertesi. Non esiste però ad oggi una dimostrazione diretta che l’entità di tale riduzione determini una diminuzione di mortalità cardiovascolare.

INTOLLERANZA AL LATTOSIO – TEST GENETICI

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INTOLLERANZA AL LATTOSIO – TEST GENETICI

COS’E’?

Il lattosio è lo zucchero naturale contenuto in ogni tipo di latte. Da bambini l’enzima lattasi lo rende digeribile dividendolo in due zuccheri semplici , con la crescita si assiste ad una progressiva riduzione dell’enzima fino ad arrivare alla totale carenza. L’intolleranza al lattosio , la più comune intolleranza enzimatica , ( ne soffre il 70% della popolazione mondiale) , è quindi l’incapacità nel digerire lo zucchero del latte. Prima di essere utilizzato dall’organismo il lattosio deve essere scisso in glucosio e galattosio dall’enzima lattasi; al contrario un deficit di questo enzima fa si che il lattosio non idrolizzato , non potendo essere digerito , raggiunga il colon esercitando un effetto osmotico con conseguente fermentazione batterica dello zucchero e formazione di acido lattico. L’intolleranza ala lattosio si può manifestare con nausea , gonfiore , flatulenza , stanchezza , cefalea , dolori articolari , manifestazioni cutanee , crampi addominali e diarrea. La sintomatologia è dose dipendente , quindi maggiore sarà la quantità di lattosio ingerita e più evidenti saranno i sintomi.

PERCHE’ ESEGUIRE IL TEST GENETICO?

Fino ad oggi per verificare l’intolleranza al lattosio il BTH test che impegnava il paziente per alcune ore durante e prima della prova oltre al fatto che farmaci , patologie concomitanti , fumo potevano portare a falsi positivi o negativi. Diversamente il test genetico risulta essere non invasivo e di rapida esecuzione presentando risultati certi circa il rischio di sviluppare intolleranza al lattosio. Essere consapevoli della propria predisposizione genetica a particolari patologie permette di effettuare adeguati e tempestivi cambiamenti nel proprio stile di vita o di istituire efficaci azioni di prevenzione.

DIAGNOSI E GENETICA

Sono stati individuati nel gene della lattasi (map locus 2q21) due differenti polimorfismi responsabile della persistenza enzimatica : -13910T>C , 22018A>G: nella specie umana , così come in tutti i mammiferi , i geni per la digestione del latte vengono sintetizzati subito dopo lo svezzamento , queste mutazioni perciò costituiscono un vantaggio selettivo grazie al quale chi le possiede mantiene attivo il gene della lattasi riuscendo ad assimilare il lattosio anche in età adulta , purtroppo solo una piccola parte della popolazione ne è portatrice , la maggior parte degli individui infatti , risulta intollerante al lattosio continuando inconsapevolmente ad assumerlo con conseguenze gravose sulla propria salute.

IL TEST GENETICO

Il test genetico si effettua mediante un campione di saliva e non richiede nessuna preparazione nei giorni precedenti i risultati sono disponibili nel giro di 7 giorni. Ricordiamoci  che anche se il latte e i prodotti lattiero-caseari sono l’unica fonte naturale di lattosio questo viene aggiunto spesso a cibi preparati. Le persone con tolleranza al lattosio molto bassa dovrebbero conoscere anche questi prodotti.  

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