Archivia per luglio, 2014

IL FRITTO CHE FA MALE: COME E PERCHE’

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IL FRITTO CHE FA MALE: COME E PERCHE’

di Vladimiro Colombi

E’ praticamente di dominio pubblico che un’alimentazione ricca di alimenti fritti è pericolosa per la salute. La frittura (e piu’ in generale tutte le cotture ad elevate temperature)  inducono la produzione di dei cosiddetti “Age”, sostanze in grado di favorire l’infiammazione , la resistenza insulinica e l’invecchiamento del corpo. Alcuni studi recenti però stanno evidenziando anche come queste pericolose molecole siano in grado di compromettere i meccanismi fisiologici delle sirtuine, una famiglia di proteine la cui attività enzimatica è implicata nei fenomeni relativi all’invecchiamento, ai meccanismi di regolazione di vita e di morte delle cellule (apoptosi) ma anche la resistenza allo stress. Scoperte nel 1991 negli Stati Uniti da Leonard Guarente, sono oggi uno dei target di studio e di ricerca importanti per le farmaceutiche e le aziende che si occupano di integratori alimentari, perché riuscire a modulare la produzione e in funzionamento di queste sostanze potrebbe essere un elemento fondamentale per interferire con l’invecchiamento umano. Ebbene alcuni studi recenti dicevamo hanno evidenziato come queste pericolose molecole (Age, i prodotti della glicazione avanzata) siano in grado di interferire negativamente con il metablismo delle sirtuine inibendone l’attività.
carotide

TRATTAMENTO DELLE LESIONI CAROTIDEE ASINTOMATICHE

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TRATTAMENTO DELLE LESIONI CAROTIDEE ASINTOMATICHE Il problema delle placche carotidee , che ai giorni nostri vista la maggior informazione sulla prevenzione ( mediante ecocolordoppler TSA) si riscontrano molto più frequentemente rispetto al passato , non è solo di tipo diagnostico ma prevalentemente terapeutico. Molto frequentemente ci troviamo di fronte a pazienti portatori di placche carotidee ma completamente asintomatici , è qui che la scelta dell’opzione terapeutica potrà portare benefici non nell’immediato ma nel futuro. Dopo la cardiopatia ischemica e il cancro , la prima causa di morte accertata è lo stroke. Per stroke o ictus (sin. apoplessia , attacco apoplettico , colpo apoplettico),  si intende un evento vascolare cerebrale patologico, con conseguente perturbazione acuta della funzionalità encefalica, focale o generalizzata. Per lesione carotidea asintomatica si intende una placca carotidea che non abbia causato disturbi neurologici , la diagnosi viene fatta mediante ecocolordoppler TSA , angio RM TSA o Angio TAC TSA. Ai giorni nostri , in cui lo stile di vita è notevolmente cambiato rispetto al passato , è opportuno sottoporsi , anche in assenza dei fattori di rischio che vedremo di seguito , ad un ecocolordoppler TSA ( Tronchi sovra aortici) verso i 35 aa. Successivamente a seconda del referto  e dei fattori di rischio individuali si potrà programmare o una terapia curativa , una terapia preventiva , l’esecuzione di ulteriori esami diagnostici o un cambiamento dei fattori di rischio modificabili. I principali fattori di rischio per cui è utile sottoporsi ad un esame TSA sono: Ipertensione , obesità , famigliarità , dislipedimie , diabete , fumo di sigaretta , sedentarietà. In corso di esame ecografico si è dimostrato che le caratteristiche della placca carotidea che espongono maggiormente ad ictus siano : la percentuale di stenosi , la morfologia ( max se presenza di ulcere o disomogeneità interne). Fino a pochi anni fa l’unico criterio che definiva un trattamento medico o chirurgico era il grado di stenosi che doveva essere superiore al 75% per dover intervenire con un ‘operazione sulla lesione. Ad oggi come già precedentemente accennato si valutano altri criteri quali la morfologia della e quindi la presenza di escavazioni , assottigliamento del cappuccio fibroso , ecogenicità. Alcuni autori associano il rischio emboligeno alla presenza di microemboli , unicamente valutabili mediante un doppler transcranico. In presenza di una placca e di un paziente con determinate caratteristiche , una volta modificati i fattori di rischio , la prevenzione si attua mediante l’uso di antiaggreganti ( ASA o clopidogrel). L’uso degli ASA è tutt’ora controverso e recenti nuovi pareri propendono per una maggior efficacia del Clopidogrel. In generale i criteri per selezionare pazienti ad alto rischio sono : progressione della stenosi nel tempo , anamnesi con episodi di ictus o TIA , emorragie intraplacca , instabilità della lesione. Dal punto di vista chirurgico si può dire che una lesione che non superi il 60% di stenosi senza presentare particolari caratteristiche morfologiche della placca debba essere trattata unicamente con una terapia farmcologica. Per definire quando una placca necessiti di un trattamento chirurgico la variabili da considerare sono essenzialmente 3 : il paziente , la placca , il tipo di intervento. Il Paziente: i risultati migliori si hanno con pazienti di sesso maschile giovani( 50/60 aa) che presentino lesioni in evoluzione nonostante la terapia farmacologica e la modifica delle abitudini di vita non idonee. Ricordiamo sempre che il 30/40% delle lesioni carotidee si associa a lesioni coronariche , che andrebbero comunque trattate. Da notare che la lesione carotidea va sempre trattata in modo prioritario rispetto ad altri interventi la cui buona riuscita sarebbe negativamente condizionata dalla presenza della placca. La placca: E’ ormai assodato che non si trattano (tranne particolarissimi casi) chirurgicamente placche con stenosi inferiori al 60%. La diagnostica moderna riesce pero a definire quando una placca sia vulnerabile e quindi pericolosa anche in assenza di un quadro neurologico chiaro. Le caratteristiche della placca sono quelle già menzionate in precedenza : localizzazione , estensione , ecogenicità , superficie , aderenza alla parete vasale e presenza di neovascolarizzazione. L’intervento: Generalmente lo stenting ( dilatatore da porre in corrispondenza della placca con metodica endovasale) è da utilizzarsi unicamnete quando la procedura aperta ( endoarteriectomia carotidea) non sia effettuabile per il rischio  di complicanze. L’endoarteriectomia carotidea è un intervento eseguibile in anestesia locale che non compromette minimamente le capacità cardio/respiratorie/renali del paziente. Le contrindicazioni sono invece rappresentate da stenosi distali , lesioni controlaterali di nervi cranici , collo non in condizioni ottimali per l’intervento ( pregresse patologie o operazioni chirurgiche) , irradiazioni cervicali , infezioni , condizioni morfologiche particolari. Concludendo si può  dire che l’ecocolordoppler TSA è un esame non invasivo e consigliabile dai 35 aa di età. In caso di riscontro di una placca per definire una strategia terapeutica sia questa medica , di modifica dello stile di vita o chirurgica oltre all’importanza della placca in se con tutte le sue caratteristiche , riveste ulteriore interesse lo stato del paziente e le sue abitudini.

LA SCLEROTERAPIA FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

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LA SCLEROTERAPIA FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

La continua ricerca di innovazioni nella pratica della scleroterapia conferma l’insoddisfazione di molti specialisti riguardo a questa pratica. Esistono numerosi prodotti per la scleroterapia , ma i professionisti che la praticano da anni si affidano normalmente ad un unico farmaco , in diverse concentrazioni, di cui hanno grande esperienza. La scleroterapia , usata oggi in campo vascolare quasi unicamente per il trattamento  delle varicosità minori e dei “capillari antiestetici” degli arti inferiori , nasce nel 1851 per gli aneurismi arteriosi. In campo venoso l’obbiettivo è quello di obliterare il vaso e trasformarlo inizialmente in un cordone fibroso. I prodotti più usati sono stati inizialmente il tetradecilsolfato di sodio e successivamente il polidocanolo che sembra offrire le minori reazioni allergiche associate a un buon risultato. Attualmente si usa una miscela di aria e liquido sclerosante cosi da formare una mousse che sembra avere alcuni vantaggi rispetto al metodo tradizionale. L’efficacia del principio si basa essenzialmente sulla distruzione della membrana cellulare endoteliale per mezzo dell’aggregazione in micelle e successiva sostituzione alle proteine che la formano in assenza di emolisi e coagulazione intravascolare. Inizialmente la schiuma si ricavava mediante la depressione che veniva a crearsi in una siringa in vetro con con cono obliterato  mantenendo una trazione lenta ma costante.  Questa tecnica in Italia non ha trovato gran sviluppo a causa della difficile reperibilità di siringhe in vetro e della loro sterilizzazione in ambito ambulatoriale. Nel 1999 mediante il metodo Tessari si riusciva ad ottenere una schiuma stabile per alcuni minuti e riproducibile. Si basa sulla miscela di aria sterile e farmaco mediante due siringhe di plastica nel rapporto di 4/1. I principali vantaggi della schiuma rispetto al metodo tradizionale sono: 1 Maggiore adesività alla parete venosa 2 Maggiore contatto con l’endotelio ( strato più interno della parete ) venoso 3 Minore diffusione ematica a causa della compattezza del preparato 4 Per le sue caratteristiche la progressione della mousse può essere seguita ecograficamente Venendo meno le caratteristiche di concentrazione , calibro e effetti a distanza premesso che il preparato venga somministrato in sede endovasale gli effetti dovrebbero essere doppi rispetto alla scleroterapia tradizionale. L’indicazione alla scleromousse è l’obliterazione di vasi di medio/piccolo calibro anche in corso di finissage di un intervento chirurgico di varici o in alcuni casi di recidive da angiogenesi crurale. Meno efficaci si sono invece dimostrate nel trattamento di alcuni casi di teleangectasie dove la metodica tradizionale si dimostra ancora superiore.

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