Archivia per ottobre, 2013

IL NEO: DIAGNOSI E TRATTAMENTO

Scritto da Orsolini on . Postato in BLOG

IL NEO : DIAGNOSI E TRATTAMENTO

Il melanoma è il tumore maligno con maggiore aumento di incidenza negli ultimi anni. Per effettuare un’adeguata prevenzione è indispensabile conoscere le relazioni esistenti fra nevi nevocellulari , esposizioni solari e melanoma e soggetti predisposti e lesioni ” a rischio”.

DIAGNOSI

Per neo si intende una lesione della cute causata da una proliferazione cellulare ( melanociti) , può essere giunzionale , demico o composito a seconda che i melanociti siano collocati nella membrana basale , nel derma o in entrambe. I nevi hanno forma circolare o ellissoidale , di colore variabile dal bruno nero alla completa apigmentazione , la superficie può variare da liscia o papillomatosa. Quando situati in particolari zone o a seguito di traumi possono essere sede di trombosi , emorragie cambiando forma e colore e diventando sintomatici. Piccole lesioni sono spesso indistinguibili , anche all’occhio esperto del professionista , ma questo non ha particolari conseguenze pratiche poiché si tratta comunque di lesioni benigne. La vera diagnosi differenziale va fatta con il melanoma , che come si è accennato inizialmente è una lesione cutanea maligna , quindi in gradi di metastatizzare ( produrre lesioni secondarie a distanza). I caratteri primari per identificare una lesione cutanea maligna sono: asimmetria , policromia , irregolarità dei margini , aumento di dimensioni , sanguinamenti o ulcerazioni. La difficoltà , a carico unicamente del medico specialista , risiede nel distinguere un nevo atipico da un melanoma. Un aiuto può essere dato dalla dermatoscopia ( uso di apparecchiature in grado di ingrandire diverse volte le dimensioni di una lesione) che vanno però sempre associato all’esperienza dell’esecutore. Epidemiologicamente i nevi aumentano di numero sino a circa 35 anni. Oltre che a fattori costituzionali , recenti studi associano il numero dei nei alle esposizioni solari nell’infanzia. Attenzione che anche un’esposizione solare acuta ( scottatura) porta i medesimi rischi che esposizioni regolari ripetute. Pareri discordi si trovano sulla necessità di asportare un nevo aumentato di dimensioni durante la gravidanza.Il 70%  dei melanomi insorge su cute sana e solo la restante parte trae origine da una trasformazione di un neo giunzionale o composito. In un soggetto  alto numero di nei , pregresso melanoma personale o famigliare , scarsa attitudine ad abbronzarsi ed esposizioni solari regolari o improvvise sono i principali fattori di rischio per il melanoma. Molto controversa è la questione che il trauma accidentale e ripetuto di un neo ne favorisca la trasformazione.

TRATTAMENTO

QUALSIASI LESIONE SOSPETTA VA ASPORTATA. In questi casi la chirurgia deve essere assolutamente classica rispettando le regole sui margini di resezione e l’intervento deve essere sempre completato dall’esame istologico. Una sorveglianza in questi casi non è mai indicata visto che l’asportazione è eseguibile in anestesia locale senza particolari disagi per il paziente. Per quanto riguarda le esposizioni solari il consiglio è di seguire un atteggiamento ragionevole e di proteggersi sin dall’infanzia mediante protezioni e riguardi particolari in relazioni a tempi ed orari. Queste raccomandazioni sono tanto più valide in presenza di un soggetto con scarsa attitudine ad abbronzarsi. L’autosorveglianza dei nei è sempre utile , anche se una visita dermatologica è sempre indicata , sarà lo specialista a questo punto a mappare i nostri nei e a consigliare la frequenza dei successivi controlli.

GENETICA

Ad oggi esiste un test genetico per l’analisi della mutazione del gene per il melanoma ereditario. Il gene responsabile del melanoma ereditario è stato identificato e localizzato nel cromosoma 9. Il gene (a cui sono stati attribuiti vari nomi, incluso p16, MTS1, INK4A, CDKN2, CDKN2A) contribuisce a codificare due distinte proteine p16 e p19ARF. p16 è una subunità regolatrice negativa di CDK4 e di CDK6. CDK4 e CDK6 controllano la progressione attraverso la fase G1 del ciclo cellulare .La funzione di p16 come inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti lo configura come un gene oncosoppressore in quanto in sua mancanza viene meno un controllo negativo sulla proliferazione cellulare. Mutazioni di p16 si ritrovano in proporzioni variabili di famiglie con membri affetti da melanoma.  La proporzione di famiglie con mutazioni nella linea germinale a carico di p16, tra le famiglie con melanoma ereditario, varia molto nei diversi studi a seconda del numero di individui affetti e del background etnico.

CONCLUSIONI

Il melanoma è uno dei tumori maligni più importanti visto l’incremento di casi ( raddoppia ogni 10 anni) degli ultimi anni. I soggetti a rischio sono quelli con ereditarietà famigliare o personale , con alto numero di nevi ,e storia di esposizioni solari ripetute o acute. E’ essenziale una visita specialistica di base per una prima valutazione delle neoformazioni cutanee. Un neo sospetto va asportato chirurgicamente con tecnica tradizionale. L’intervento è eseguibile generalmente in pochi minuti , in anestesia locale ( quella del dentista) con dimissione precoce ( generalmente nell’arco di 20 min dall’operazione). Deve essere sempre eseguito un esame istologico. Ad oggi è possibile eseguire un test genetico per verificare l’ereditarietà del melanoma e attuare di conseguenza strategie diagnostico terapeutiche adeguate.  

SONDAGGIO N.6: CHECK UP COMPLETO

Scritto da Orsolini on . Postato in SONDAGGI

[yop_poll id=”12″] UN CHECK UP COMPLETO ANDREBBE ESEGUITO VERSO I 30 ANNI E DA QUI IMPOSATI RICHIAMI TEMPORALI IN RELAZIONE ALL’ANAMNESI , AI REFERTI , ALLO STILE DI VITA E ALL’OCCUPAZIONE. A OGGI E’ POSSIBILE AVVALERSI DI TEST ED ESAMI DIAGNOSTICI ALTAMENTE PREDITTIVI CON INDICAZIONI UTILI A SCONGIURARE ALCUNE PATOLOGIE.

BERBERINA – ULTERIORI CONFERME

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ANCORA LA BERBERINA: ULTERIORI CONFERME

di VLADIMIRO COLOMBI

Se da un lato assistiamo ad un continuo ripetersi di protocolli standardizzati in determinate patologie, dall’ altro assistiamo ad un proliferare continuo di dati e pubblicazioni che sembrano confermare come le sostanze naturali non solo siano molto meno pericolose di taluni farmaci, ma vediamo anche come spesso alcuni principi attivi estratti da piante siano in grado di orientare il nostro corpo verso un equilibrio naturale ritardando e, spesso anche evitando, potenziali rischi di malattie. E’ il caso delle berberina, che recentemente ha confermato un’azione sinergica con il cardo mariano nel migliorare il profilo lipidico, ridurre la steatosi epatica e soprattutto ridurre la resistenza insulinica. Con due naturali e sicuri estratti vegetali in pratica possiamo intervenire in tre direzioni contemporaneamente senza pericoli. Lo studio, tutto italiano, effettuato presso l’Università degli studi di Pavia è stato effettuato da una equipe di ricercatori (Derosa G , Bonaventura A , Bianchi L , Romano D , D’Angelo A , Fogari E , Maffioli P) che hanno dimostrato l’azione sinergica di queste due piante.  

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